Edmondo LUPIERI, Giovanni e Gesù. Storia di un antagonismo («Frecce» 161), Carocci, Roma 2013, pp. 232, euro 19.
Ritorna in libreria, in una forma completamente rivista e aggiornata, Giovanni e Gesù. Storia di un antagonismo di Edmondo Lupieri. Della prima edizione (Mondadori, 1991), il volume ha conservato freschezza e agilità: due caratteristiche che si aggiungono da un lato all’enorme competenza dell’autore, tra i massimi conoscitori a livello mondiale delle tradizioni relative al Battista, e dall’altro al carattere unico e innovativo di questo suo contributo. A tutt’oggi, in effetti, non ci sono studi che affrontino il problema del rapporto fra Giovanni e Gesù con un così ampio respiro. L’indagine offerta da Lupieri, ora arricchita nelle note e nell’apparato bibliografico, spazia con disinvoltura e acribia dalle fonti più antiche, che comprendono ovviamente l’opera di Giuseppe Flavio e il testo dei quattro vangeli canonici, fino al continente sommerso – e spesso ancora inesplorato – rappresentato dalla letteratura apocrifa, dagli scritti gnostici, dalle fonti rabbiniche e dai primi autori dell’Islam. Non mancano poi le incursioni in territori inconsueti, come quello dei culti tribali dell’America Latina, con le infinite rifrazioni di quella che oggi definiamo «religiosità popolare», ma che è stata per lungo tempo una normale espressione di fede per milioni di cristiani. Aiutato da uno stile coinvolgente, che però non cede mai alle facili approssimazioni di tanta saggistica divulgativa, il testo di Lupieri guida il lettore attraverso venti secoli di storia, ricostruendo i mille rivoli scaturiti dalla memoria del Battista, e dalla comprensione del suo rapporto con quello che fu il più illustre tra i suoi sostenitori: Gesù di Nazareth.
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La quarta di copertina
Dalle paludi della Mesopotamia alle nebbie azzurrognole delle montagne del Chiapas, la figura di Giovanni Battista e quella di un suo probabile discepolo, quel Gesù poi diventato più famoso di lui, appaiono legate in un abbraccio ideale che talora ne soffoca una, più spesso esalta entrambe, ma qualche volta le trascina assieme negli abissi della tenebra satanica. Il libro attraversa alcune religioni tardoantiche (giudaismo, samaritanesimo, cristianesimo, mandeismo, islam) e altre da esse derivate, dalle conventicole gnostiche ai culti tribali amerindiani, fino ad arrivare a gruppi religiosi recentissimi, dispersi nella nebulosa del New Age. Lo scopo dell’indagine è capire come sia stato possibile che due predicatori – forse profeti – palestinesi, uniti da un comune destino di morte per mano delle autorità politico-militari, siano sopravvissuti nella fede e nell’immaginario di popolazioni sparse su tutto il globo assumendovi caratteristiche talora antitetiche, in ogni caso lontane da quella che possiamo immaginare come la realtà storica in cui nacquero, vissero e finirono giustiziati.
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L’indice
Premessa
Prologo
1. Il Battista e il Nazareno
Parallelo e subordinazione
Il battesimo e la morte
La versione di Luca
La reazione di Matteo
Il quarto evangelista
2. Verso la storia
Giuseppe Flavio
Giovanni e Gesù
3. Il Santo e il Dio
Confronto improponibile
Le libertà degli apocrifi
Il padre dei monaci
4. Il Cristo e l’Anticristo
Cristianesimo e cristianesimi
L’eresia del male
Fra consustanzialità e demonizzazione
Verso Oriente
Giovanni Cristo
5. Un Cristo satanico
Dalle paludi della Mesopotamia
Il vangelo secondo i Mandei
Il “Libro di Giovanni”
Il battesimo del Messia
Antenati e fondatori
6. Destini comuni
Due malfattori?
Profeti di Allah
Il dio dell’acqua e il dio del mais
7. Fede e ragione
Riferimenti bibliografici
Letture consigliate
Indice delle fonti
Indice dei nomi moderni
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Un passaggio del Prologo (pp. 22-23)
Abbiamo prove che, alcuni decenni dopo la redazione dell’ultimo dei Vangeli, esistevano in Oriente gruppi di sedicenti discepoli di Giovanni, i quali proclamavano che lui, e non Gesù, era il Cristo. Esiste tuttora una popolazione di lingua semitica, stanziata nella Mesopotamia meridionale, nelle cui acque pratica i suoi riti battistici, secondo le cui scritture Gesù sarebbe un falso profeta, un ingannatore demoniaco che avrebbe deformato gli insegnamenti di Giovanni, vero maestro e profeta inviato da Dio. Sono i Mandei, dagli Arabi detti Subba, cioè “battezzatori”. D’altro canto, per gruppi marginali di cristiani, le cui tracce più antiche risalgono al II secolo, l’inviato di Satana è Giovanni, visto come una sorta di Anticristo, mandato a ostacolare la missione sulla terra del Salvatore disceso dai cieli. Pare abbastanza ovvio che tutte queste siano interpretazioni teologiche che spiegano la storia degli uomini come il risultato dello scontro di forze che trascendono la storia stessa e, con essa, la capacità umana di comprendere in modo razionale; ma quale rapporto esiste, se esiste, fra queste letture della storia e una successione di fatti realmente accaduti e umanamente comprensibili? Coloro che esaltavano la dimensione messianica di Giovanni, sono forse discendenti di suoi primi discepoli, i quali non avrebbero riconosciuto in Gesù il Messia atteso?
Le fonti cristiane più antiche, inoltre, testimoniano che Giovanni fu sempre tenuto in alto onore nelle comunità primitive, come una sorta di “cristiano avanti lettera”, martire della fede e modello da imitare; quel poco che resta delle fonti battistiche, invece, è anticristiano e la causa non è evidente in modo immediato. Se il Gesù della storia realmente andò al Giordano per ricevere il battesimo di Giovanni e se davvero ne riconobbe una qualche autorità, a cui si richiamò nel corso della propria predicazione, dobbiamo anche domandarci come Giovanni abbia visto Gesù. Che cosa univa e che cosa distingueva quei due uomini, schiacciati da un unico destino di morte, forse a breve distanza l’uno dall’altro, ma le cui figure furono proiettate nell’eternità da fedi diverse e con risultati così dissimili?
Il nostro viaggio attraverso le fonti che ci parlano di Giovanni e di Gesù, allora, dovrà percorrere numerose strade. In primo luogo dovremo tentare una ricostruzione verosimile del rapporto fra i due personaggi storici, i due esseri umani la cui predicazione, in modi diversi, ma pur connessi, tanto peso ebbe nelle trasformazioni religiose del mondo antico; quindi dovremo vedere in quali modi si siano sviluppate, partendo dai personaggi umani, le loro figure nel creduto, cercando di comprendere i motivi delle divergenze. In particolare dovremo domandarci quali siano le cause che stanno alla base degli antagonismi tra le figure o tra le diverse fedi a loro proposito, tentando nel limite del possibile di individuarne le ragioni storiche. Infine, dovremo porci di fronte a un quesito fondamentale; è forse la fede degli antichi o degl’incolti una sorella pazza della ragione, che crea solo leggende, proiettando nei miti figure il cui rapporto con la realtà diviene inesistente, o non è forse essa stessa anche un modo umano di conservare e spiegare la storia, utile dunque ancora allo storico contemporaneo?
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L’Autore
Edmondo LUPIERI, normalista, ha studiato e insegnato nelle università di Roma, Torino e Udine, e attualmente ricopre la John Cardinal Cody Endowed Chair of Theology alla Loyola University di Chicago. Tra le sue pubblicazioni più importanti, ricordiamo Giovanni Battista nelle tradizioni sinottiche (Paideia, Brescia 1988), Giovanni Battista tra storia e leggenda (Paideia, Brescia 1988), I Mandei. Gli ultimi gnostici (Paideia, Brescia 1993; trad. ingl. 2002), L’Apocalisse di Giovanni (Fondazione Lorenzo Valla – Mondadori, Milano 1999; trad. ingl. 2006) e In the Name of God: The Making of Global Christianity (Eerdmans, Grand Rapids 2011).
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