Angeli (o burocrati?)

Giorgio AGAMBEN – Emanuele COCCIA (edd.), Angeli. Ebraismo Cristianesimo Islam, Neri Pozza, Vicenza 2009, pp. 2048, euro 70.


Giorgio Agamben, docente di Filosofia teoretica all’IUAV di Venezia, non è nuovo ad incursioni nel territorio della teologia e delle dottrine religiose, in particolare ebraiche e cristiane. In questo ponderoso volume, composto a quattro mani con Emanuele Coccia (docente di Filosofia medievale presso la Albert-Ludwigs Universität di Friburgo, in Germania), Agamben prosegue idealmente le proprie ricerche “teologico-politiche” sulla genealogia delle forme di governo in Occidente, giunte a compimento nel precedente volume Il Regno e la Gloria (pubblicato sempre da Neri Pozza nel 2007, e in seconda edizione da Bollati Boringhieri: si vedano in particolare le pagine del capitolo sesto, Angelologia e burocrazia, che anticipano i temi del presente libro).

Al centro dell’attenzione, in questo caso, è appunto il tema degli angeli, segreto Leitmotiv di tante speculazioni novecentesche. L’immagine di queste creature, come avverte la quarta di copertina, «è penetrata così profondamente, oltre che nelle preghiere e nelle liturgie quotidiane, nella filosofia, nella letteratura, nella pittura, nella scultura, ma anche nei sogni a occhi aperti, nelle sottoculture e nel Kitsch, che una comprensione anche semplicemente coerente dell’argomento sembra impossibile. In che modo gli angeli comunicano fra loro, e con gli uomini di cui si prendono cura? Hanno un vero e proprio corpo, o una specie di manichino che ogni volta assumono e lasciano cadere? E qual è il loro sesso? Sono capaci di sentimenti, possono ridere o piangere? Ma, soprattutto, qual è la loro funzione nel governo divino del mondo?».

L’antologia ripercorre tutti questi interrogativi, che a un lettore moderno potranno apparire esotici o semplicemente assurdi, attraverso le principali voci dell’angelologia ebraica, cristiana e musulmana, dalla Bibbia a Maimonide, da Origene a Tommaso d’Aquino, da Avicenna al sufismo, con brevi introduzioni a ciascun testo e autore: «ne esce un’immagine completamente nuova, in cui le delicate creature alate che ci sorridono dai quadri di Giovanni Bellini mostrano improvvisamente i tratti terribili della milizia divina e quelli loschi di una sterminata burocrazia celeste, che tiene nelle sue mani non soltanto le fila dei rapporti fra il divino e l’umano, ma anche la stessa posta in gioco della politica occidentale».

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Il titolo del post si riferisce alla provocatoria recensione critica di Roberto Beretta, apparsa  su “Avvenire” (si può leggere qui).

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