Si parlava del “temperamento” di Paolo.
Padre Antonio Royo Marín, nelle pagine del suo monumentale compendio di Teologia della perfezione cristiana dedicate all’argomento (§§ 499-506), afferma in proposito che «c’è una grande diversità di opinioni tra gli autori, riguardo alla natura e alla classificazione dei temperamenti». Pertanto, egli si è limitato ad esporne la dottrina «più comunemente ammessa, dandole un orientamento eminentemente pratico».
Il temperamento viene definito come «il complesso di inclinazioni intime che sgorgano dalla costituzione fisiologica di un uomo»: ciò dipende, secondo la dottrina tradizionale, dal predominio fisiologico di un sistema organico (il sanguigno oppure il nervoso) o di un umore (la bile oppure la linfa). Nessun individuo, spiega il domenicano, può essere interamente ricondotto a un unico temperamento: possiamo trovare uniti in una stessa persona caratteristiche appartenenti a diversi temperamenti, in percentuali maggiori o minori, perché «la realtà è più complessa di tutte le categorie speculative». Tuttavia, «è fuori dubbio che in ogni individuo predominino certi tratti di temperamento che permettono di catalogarlo, con le dovute riserve e precauzioni, in qualcuno dei quadri tradizionali».
Pur senza negare l’influenza del temperamento nel quadro generale della psicologia e del comportamento umani – continua l’Autore – dobbiamo allora guardarci dall’attribuire ad esso l’unica responsabilità delle nostre azioni. Siamo invitati, al contrario, ad usare delle nostre forze naturali, correggendole e limandole quando tendano al vizio, e fortificandole e rendendole fruttuose qualora siano positive e orientate alla virtù. Le caratteristiche principali di ciascuno dei quattro temperamenti vengono quindi elencate in rapporto alle impressioni esterne e interne (eccitabilità):
Il SANGUIGNO si eccita facilmente e fortemente per qualsiasi impressione. La reazione suole essere anche immediata e forte; però l’impressione e la durata suole essere breve. Il ricordo di cose passate non provoca tanto facilmente nuove emozioni.
L’eccitabilità del NERVOSO è debole e difficile al principio, ma forte e profonda per ripetute impressioni. La sua reazione presenta questi medesimi caratteri. Quanto alla durata, suole essere lunga. Il nervoso non dimentica facilmente.
Il COLLERICO si eccita prontamente e violentemente. Reagisce all’istante. Però l’impressione gli rimane nell’anima per molto tempo.
Il FLEMMATICO, o non si eccita mai o si eccita soltanto debolmente. Anche la reazione è debole, quando non manca completamente. Le impressioni ricevute scompaiono subito e non lasciano orma nella sua anima.
Chi fosse interessato ad approfondire l’argomento, può leggere l’intera trattazione di Royo Marín.
Anche i flemmatici sono invitati a farlo (in particolare l’amica M., che mi fece richiesta del testo, naturalmente senza troppo entusiasmo). I collerici come Paolo, invece, procedano adagio. I sanguigni e i nervosi, infine, non s’impressionino troppo, e sappiano che chi scrive condivide le loro magagne.