Newsletter #10 — 14 dicembre 2016

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Decimo appuntamento con la Newsletter di Paulus 2.0: cronache, commenti e segnalazioni editoriali su cristianesimo antico e dintorni. I criteri del notiziario sono spiegati qui. In questo numero, al posto del consueto dossier monografico, proponiamo una piccola (e personalissima) selezione di “Libri dell’anno” (manco fossimo il Times Literary Supplement…).

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Cronache

  • ARCHEOLOGIA. Scoperte a Tel Dor, in Israele, alcune iscrizioni romane di età adrianea, anteriori alla rivolta di Bar Kochba. Link»
  • COLLOQUIA. Si è concluso da poco il convegno annuale della Society of Biblical Literature (San Antonio, 19-22 novembre). Roberta Mazza fa il punto sui lavori della sessione papirologica, “Dating Early Christian Papyri: Old and New Methods”. Link»
  • COLLOQUIA. Altre notizie dal convegno annuale della Society of Biblical Literature: Tony Burke si sofferma sulle sessioni dedicate alla letteratura apocrifa (e al ricordo di Helmut Koester). Link»
  • EVENTI. A Bologna primo incontro ufficiale per la neonata European Academy of Religion. Link»
  • NOVITÀ ONLINE. “The Bible and Its Traditions”, un nuovo progetto lanciato dall’École Biblique et Archéologique Française di Gerusalemme. Link»
  • RETROSPETTIVE. L’Atlante della memoria di Aby Warburg al centro di un’esposizione in Germania. Nell’ultimo numero di Engramma, una bella intervista a Roberto Ohrt, curatore della mostra. Link»
  • TRISTIA. A ottobre ci ha lasciati Jacob Neusner (1932-2016). Il ricordo dell’amico e collega Bruce Chilton. Link»
  • TRISTIA. Cordoglio anche nel mondo nel mondo della papirologia, per la scomparsa di Isabella Andorlini. Link»
  • TRISTIA. E dopo Helmut Koester, James M. Robinson e Jacob Neusner, gli studi biblici perdono pure il nostro Paolo De Benedetti (1927-2016). Link»

Commenti

  • BILANCI. Jorunn Buckley propone un bilancio dei suoi studi decennali sui mandei e la tradizione mandaica. Link»
  • DIBATTITI. “Paolo è morto? Viva il paolinismo!” Un intervento di Cavan Concannon sul futuro degli studi paolini. Link»
  • RECENSIONI. Eric Covington recensisce un notevole lavoro di Paul M. Robertson, Paul’s Letters and Contemporary Greco-Roman Literature: Theorizing a New Taxonomy (2016). Link»
  • RECENSIONI. Joseph McAlhany presenta i primi due volumi (nel frattempo è uscito anche il terzo) della monumentale impresa curata da F. Montanari, S. Matthaios e A. Rengakos, Brill’s Companion to Ancient Greek Scholarship. Link»
  • RECENSIONI. In una nuova sezione del sito dell’Enoch Seminar, George Carras recensisce la raccolta di studi curata da Gabriele Boccaccini e Carlos A. Segovia, Paul The Jew: Rereading the Apostle as a Figure of Second Temple Judaism (2016). Link»

Dossier — Libri dell’anno 2016 // Books of the Year 2016

Una piccola selezione di libri usciti quest’anno: sono le dieci novità editoriali che mi sono piaciute di più, elencate in ordine alfabetico per autore. N.B. Tranne un’unica eccezione, la scelta si è limitata a volumi di saggistica. Per tutto il resto, si prega di chiedere a Giulio Mozzi

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William E. Arnal, Richard S. Ascough, Robert A. Derrenbacker Jr., Philip A. Harland (eds), Scribal Practices and Social Structures among Jesus Adherents: Essays in Honour of John S. Kloppenborg (Leuven: Peeters, 2016). Questo volume è qualcosa di più della solita Festschrift in onore di un grande studioso, almeno per due motivi: primo, perché chiunque si occupi o si interessi di storia delle origini cristiane non può non trovarsi a fare i conti, prima o poi, con l’enorme contributo di J.S. Kloppenborg in questo campo di studi; secondo, perché i curatori di questa raccolta hanno intelligentemente deciso di concentrarsi su due filoni attualmente al centro del dibattito, vale a dire il rapporto fra oralità e scrittura (oggetto dei contributi raccolti nella prima parte del volume) e la collocazione dei gruppi protocristiani nel quadro delle cosiddette associazioni volontarie del mondo antico, esaminate a partire dalle testimonianze epigrafiche e papirologiche (oggetto della seconda parte). L’analisi di casi particolari si alterna così, in maniera felice, a interventi di carattere più generale o metodologico, con una rosa di autori assolutamente di primo livello. Link»

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Klaus Berger, Forme e generi nel Nuovo Testamento, ed. it. a cura di C. Esposto, trad. di F. Bianchi (Brescia: Paideia, 2016). Un grande classico dell’esegesi novecentesca, finalmente tradotto nella nostra lingua grazie all’encomiabile impegno della casa editrice Paideia. Confesso di non averne ancora sfogliata quest’edizione italiana, ma è un’opera che non si poteva non inserire in questa sgangherata top ten. L’originale tedesco (Formgeschichte des Neuen Testaments) è stato ristampato nel 2005, ma uscì per la prima volta nel 1984, come rielaborazione di un saggio pubblicato all’interno della prestigiosa collana Aufstieg und Niedergang der römischen Welt (delizia di tutti i classicisti). Come al solito, Berger non si rivela mai banale o prevedibile, nemmeno quando riassume (o cerca di fare a fette) le idee degli altri. Link»

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Philippe Borgeaud, Exercices d’histoire des religions. Comparaisons, rites, mythes et émotions. Textes réunis et édités par Daniel Barbu et Philippe Matthey (Leiden – Boston: Brill, 2016). Philippe Borgeaud è sicuramente uno dei più illustri rappresentanti di un modo di fare storia delle religioni che oggi è sempre più raro, ma è che è stato un vero e proprio contrassegno per un’intera stagione di studi nel Novecento: potremmo descriverlo come la capacità di spaziare fra sistemi religiosi diversi, pur partendo da un’area di specializzazione precisa (che nel caso di Borgeaud è rappresentata da quelle che un tempo si definivano come religioni del mondo classico), e di combinare questa conoscenza con la riflessione teorica sui concetti e le categorie elaborati dagli studiosi moderni per comprendere l’oggetto “religione”. I saggi raccolti in questo volume, selezionati e curati da due allievi di Borgeaud, rappresentano quindi un’ottima occasione per accostarsi alla produzione scientifica di questo autore, ma anche per misurarsi con le sfide – non solo intellettuali – che lo storico delle religioni si trova ad affrontare nell’esercizio concreto – se non proprio nella costruzione – del proprio sapere. Link»

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Tony Burke – Brent Landau (eds), New Testament Apocrypha, vol. 1, More Noncanonical Scriptures (Grand Rapids: Eerdmans, 2016). Concepito come integrazione alle più note raccolte di testi “apocrifi” di matrice cristiana (per esempio quelle curate da Schneemelcher in Germania, da Bovon e Geoltrain in Francia, o dal nostro Erbetta in Italia), questo volume costituisce uno dei frutti più attesi del lavoro della North American Society for the Study of Christian Apocryphal Literature. Raccoglie in tutto trenta testi minori (o finora poco studiati) in traduzione inglese, ripartiti secondo quattro categorie: 1) Testi evangelici o relativi a figure del Nuovo Testamento; 2) Atti; 3) Lettere; 4) Apocalissi (l’elenco completo si può leggere in calce a questa pagina, assieme al dettaglio dei singoli curatori/traduttori). Ciascun testo è preceduto da un’ampia introduzione e corredato da note esplicative e bibliografia di riferimento. Link»

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Yona Friedman, Villes imaginaires / Città immaginarie / Imaginary Cities / Imaginären Städte (Paris – Macerata: L’éclat & Quodlibet, 2016). Dal grande e discusso teorico dell’architettura mobile, un libro che è insieme un atto di amore nei confronti della polis (in tutti i sensi) e un invito a reimmaginare il nostro modo di stare al mondo: ovviamente usando testa e cuore e spostandosi a piedi. Insomma, se proprio non avete intenzione di leggerlo, almeno regatelo a qualcuno per Natale. Link»

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Brice C. Jones, New Testament Texts on Greek Amulets from Late Antiquity (London – New York: T&T Clark International, 2016). A dire il vero non l’ho ancora letto, ma punto sulla fiducia. L’autore è un giovane ma già affermato studioso di papiri e di testi protocristiani, le cui ricerche meritano di essere seguite con attenzione (ha anche un blog personale). Nel caso di questo libro è anche la materia a suscitare particolare interesse: si tratta infatti del primo esame sistematico di tutti gli amuleti di età tardo-antica che riportano citazioni da testi del Nuovo Testamento, per scopi che generalmente siamo abituati a rubricare sotto l’ambigua etichetta di “magia”. Lo studio di questo tipo di documenti è doppiamente importante: da una parte, ci permette di gettare nuova luce su un utilizzo del testo sacro che oggi può apparirci bizzarro o marginale, ma che in realtà fu un fenomeno piuttosto diffuso nell’antichità cristiana; dall’altra ci consente di arricchire il database per la ricerca testuale sul Nuovo Testamento, considerando testimonianze finora troppo spesso ignorate o trascurate dai filologi. Link»

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James Joyce – J. Rodolfo Wilcock, Finnegans Wake, Prefazione di Edoardo Camurri, con un saggio di Samuel Beckett (Macerata: Giometti & Antonello, 2016). È certamente un segno dei tempi che tra le novità editoriali più significative di quest’anno si possa annoverare la ripubblicazione di un tentativo di traduzione apparso quasi mezzo secolo fa. Ma la combinazione è vincente: abbiamo innanzitutto uno dei testi più criptici e ambiziosi mai partoriti dall’intelligenza umana (il Finnegans Wake di James Joyce), poi un traduttore e critico che fu tra i più raffinati e originali intellettuali del Novecento (l’italo-argentino Rodolfo Wilcock), e infine una casa editrice nuova di zecca, a dimensione umana, il cui coraggio basta da solo a renderci orgogliosi del vero made in Italy (e lo dico da italiano all’estero, perciò vale doppio). Link»

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Bruno Latour, ed., Reset Modernity! (Cambridge, MA: MIT Press, 2016). Mi dicono che Bruno Latour vada molto di moda ultimamente: soprattutto fra quanti vivono nella continua ossessione di tenersi aggiornati su tutte le tendenze della sartoria francese (però diciamocelo: non si può mica vivere di soli Foucault e Derrida, e le cose di Bourdieu sono una mattonata pazzesca). Ma a me poco importa delle mode: a Latour ci sono arrivato tramite Michel Serres, che è pur sempre uomo di provincia (tra parentesi: viva Bordeaux e abbasso Parigi), e quindi resto confinato nel mio angolino di storia senza troppe ambasce. Consiglio questo libro dopo aver letto Face à Gaïa. Huit conférences sur le nouveau régime climatique (2015), che è tra le cose più appassionanti che mi siano capitate fra le mani in questi ultimi anni. E se vi fidate è un affare anche questo, se non altro perché è così pieno di illustrazioni (raccoglie i materiali di una mega-esibizione allo ZKM di Karlsruhe) che è impossibile non trovarci qualcosa good to think, anzi, bon à penserLink»

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Pierluigi Piovanelli, Apocryphités. Études sur les textes et les traditions scripturaires du judaïsme et du christianisme anciens (Turnhout: Brepols, 2016). Questo è un libro la cui pubblicazione va salutata con particolare entusiasmo. L’autore (per chi non conoscesse Piovanelli, si tratta realmente di un cervello che il nostro Paese si è fatto scappare) ha al suo attivo più di un centinaio di pubblicazioni nel campo degli studi sul giudaismo antico e sulle origini cristiane. Questo volume, tuttavia, rappresenta il primo tentativo di raccogliere in forma sistematica una seppur piccola parte della sua produzione saggistica. Oltre a un intervento introduttivo e a un’ampia conclusione, che sono a loro volta dei saggi, il lettore potrà quindi trovare raccolti nel libro ventidue articoli, divisi in cinque sezioni che coprono altrettante aree dove l’acume e il rigore di Piovanelli hanno potuto esercitarsi finora: lo statuto dei testi apocrifi e la definizione stessa di che cosa sia un testo apocrifo; la ricezione del testo e della figura di Geremia; la tradizione apocalittica e le origini del misticismo giudaico e cristiano; le controversie intorno al Vangelo di Tommaso e al presunto Vangelo segreto di Marco; l’Apocalisse di Paolo e altri esempi di riscritture apocrife di età tardo-antica. E strano a dirsi per chi è abituato a fare indigestione di letteratura specialistica, non c’è davvero nulla in queste pagine che non valga la pena di essere gustato e rigustato attentamente. Link»

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Mauro Scalercio, Umanesimo e storia da Said a Vico. Una prospettiva vichiana sugli studi postcoloniali (Roma: Edizioni di Storia e Letteratura, 2016). Last but not least, un libro che ho appena finito di leggere, ma che mi sento di consigliare per tre valide ragioni: è semplicemente ben fatto (da tutti i punti di vista), è un’opera prima (rielaborazione di una tesi di dottorato), ed è un volume italiano (il che serve a riequilibrare, almeno parzialmente, l’inevitabile esterofilia di questa selezione). Il lavoro di Scalercio parte dal proposito di rintracciare l’influenza del pensiero di Vico su Edward Said, ma si allarga ben presto a una riconsiderazione più ampia del modello vichiano di umanesimo, sottolineandone l’importanza per l’elaborazione di una teoria critica della storia che risulti adatta alle esigenze della contemporaneità. Da fan di Vico e della sua Scienza Nuova, non posso che apprezzare questo tentativo di sottrarre entrambi a letture troppo spesso piegate – almeno in Italia – al desiderio di portare acqua ai propri mulini ideologici. Link»

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Postilla del 22 dicembre 2016

Questi ultimi due libri me li sono regalati per Natale. Non li ho ancora letti, ma ho già la sensazione che avrebbero potuto entrare a far parte di questa classifica:

  • Dorotha Hartman (a cura di), Archivio di Babatha, vol. 1, Testi greci e ketubbah (Brescia: Paideia, 2016). La prima traduzione integrale in italiano di un’importante collezione di documenti papiracei, provenienti dall’archivio di una piccola possidente vissuta in Giudea agli inizi del II secolo. Link»
  • John P. Meier, A Marginal Jew: Rethinking the Historical Jesus, vol. 5, Probing the Authenticity of the Parables (New Haven: Yale University Press, 2016). Il quinto, attesissimo volume dell’opus magnum di J.P. Meier, questa volta interamente dedicato al problema dell’autenticità storica delle parabole di Gesù (spoiler: a quanto pare, si salverebbero solo quattro delle trentadue parabole esaminate). Link»

Miscellanea

Ovvero, come tuffarsi di nuovo nell’attualità (ma questa volta un solo articolo è più che sufficiente):

  • Joshua Rotman, “How to Restore your Faith in Democracy” (feat. Charles M. Taylor) [da The New Yorker]. Link»

Segnalazioni editoriali — Riviste

  • Annali di Storia dell’Esegesi 33/2 (2016): “Early Christianity / Christianity in Modern Age”. Link»
  • Bulletin for the Study of Religion 45/3-4 (2016): “Theorizing Mimesis, Violence, and Myth: René Girard (1923-2015)”. Link»
  • Digital Humanities Quarterly 10/3 (2016): “Communicating Digital Humanities Across and Beyond the Disciplines”. Link»
  • Distant Worlds Journal 1 (2016): “Continuities and Changes of Meaning”. Link»
  • Early Christianity 7/3 (2016): “Ephesus: Early Christian Communities in a Pluriform Urban Context”. Link»
  • History and Theory 55/4 (2016): “Words, Things, and Beyond: Foucault’s Les mots et les choses at 50”. Link»
  • Journal of the Jesus Movement in its Jewish Setting 3 (2016). Link»
  • Le Monde de la Bible 219 (Déc. 2016 – Févr. 2017): “Jésus face aux historiens, aux juifs, aux chrétiens, aux musulmans”. Link»
  • Revue de l’Histoire des Religions 233/2 (2016): “La représentation juive de l’empire romain comme pendant et frère jumeau d’Israël”. Link»

Posta pneumatica

A sentire i discorsi di certi cattolici, sembra quasi che Gesù abbia pronunciato un’unica sentenza autorevole in fatto di politica — quella rivolta alla donna cananea/sirofenicia (leggi: straniera) che gli stava chiedendo un miracolo: «Lascia che prima si sazino i figli, perché non sta bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini».

Peccato che, per una volta tanto, il messaggio evangelico non stesse nella frase-choc di Gesù, bensì nella risposta che gli diede la donna: «Signore, ma anche i cani si nutrono delle briciole che cadono dalla tavola dei padroni…» (cf. Mc 7,24-30 // Mt 15,21-28).

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