di Gianfranco Ravasi
La Pontificia Commissione di Arte Sacra ha annunciato la scoperta di un’immagine di Paolo risalente al VI secolo (nella catacomba di San Gennaro a Napoli). Ne parla Gianfranco Ravasi, in un articolo che rubiamo dal sito – completamente rinnovato – dell’Osservatore Romano.
A un anno dalla scoperta del cubicolo degli apostoli nelle catacombe romane di Santa Tecla, un’altra sensazionale scoperta si è verificata nelle catacombe di San Gennaro a Napoli. Il restauro di un arcosolio ha rivelato una grande figura di san Paolo che si rivolge e acclama verso una defunta.
L’immagine, riconducibile ai primi anni del VI secolo, si propone come una delle figure più intense e ieratiche della tarda antichità, prima che l’Apostolo delle genti sia tradotto in icona dalla civiltà bizantina. Il suo volto, estremamente espressivo e caratterizzato dalle peculiarità fisionomiche di un filosofo, si avvicina alle sembianze delle rappresentazioni romane coeve e di quelle che ricalcano l’immagine, messa in luce pochi anni orsono, nell’oratorio delle grotte di Efeso.
La scoperta di questa immagine paolina, avvenuta durante alcuni interventi coordinati dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, con l’importante apporto dell’arcidiocesi e della comunità napoletana, arricchisce e definisce le nostre conoscenze sull’evoluzione iconografica dei principi degli apostoli, iniziata a Roma, agli esordi del IV secolo e diffusa, da quel momento, in tutto il mondo cristiano antico.
In questo contesto, la figura di Paolo rappresenta iconograficamente il suggestivo crocevia di cultura e di identità, quella ebrea, quella romana e quella greca, che egli aveva incarnato e che aveva caratterizzato la sua opera e la sua attività missionaria in tutto il Mediterraneo. Queste peculiarità devono aver influito sulla fortuna figurativa dell’Apostolo delle genti nella metropoli partenopea, proverbialmente multietnica e, comunque, toccata da Paolo nell’ultimo viaggio che l’avrebbe condotto nella capitale per la prigionia e le sue ultime vicende.
Questa fortuna, nel tempo, viene condivisa con Pietro, costituendo il naturale parallelo di quellaconcordia apostolorum, che allaccia tra loro i due più importanti testimoni del Cristo. È l’emblema del nesso spirituale, religioso e politico dell’Ecclesia ex gentibus con l’Ecclesia ex circumcisione, ma anche dell’oriente con l’occidente.
(Fonte, anche per l’immagine: “L’Osservatore Romano”, 29 giugno 2011)
Tu ti sei registrato al nuovo sito dell’OR? Ma sbaglio o l’archivio parte dal… 2006…?
(Tempo fa avevo richiesto un articolo del 1954, e volevano un bonifico di 8 euro per mandarmelo via email…).