Dove sta andando la ricerca sul Gesù storico? Per capirlo, potrebbe essere utile il confronto fra le prospettive metodologiche di due pubblicazioni recenti: The Life of a Galilean Shaman: Jesus of Nazareth in Anthropological Perspective (2008), del sudafricano Pieter F. Craffert, e Constructing Jesus: Memory, Imagination and History (2010), dell’americano Dale C. Allison.
Loren Rosson, nel suo blog di studi biblici, si sofferma su tre aspetti che appaiono centrali in entrambi i volumi:
a) sia Allison che Craffert, richiamandosi agli studi antropologici sulla sull’oralità e sulla memoria nelle società non alfabetizzate, puntano a una rivalutazione del grado di affidabilità delle fonti evangeliche: Craffert, da questo punto di vista, propone di sostituire il miraggio della loro «precisione assoluta» (actual accuracy) con la constatazione di una loro «fedeltà complessiva» (overall faithfulness); Allison, da parte sua, ritiene che sarebbe più fruttuoso concentrarsi sui «grandi temi», piuttosto che andare alla ricerca dei detti o dei fatti autentici di Gesù, partendo dal principio ormai classico della loro «molteplice attestazione» nelle fonti;
b) per quanto riguarda l’interminabile dibattito sull’identità del «Figlio dell’Uomo», gli autori riconoscono l’opportunità di collegare l’uso di questa espressione alla particolare auto-coscienza di Gesù, e soprattutto alle sue esperienze di contatto col soprannaturale (secondo Allison, ad esempio, Gesù avrebbe pensato al «Figlio dell’Uomo» come a una sorta di suo doppio nei cieli; per Craffert, che appare in questo caso più tradizionale, Gesù avrebbe utilizzato l’espressione per alludere alla propria esaltazione celeste, alla maniera del visionario protagonista del Libro delle parabole di Enoc);
c) entrambi gli studiosi, infine, si interrogano sui criteri che potrebbero condurre a una migliore comprensione storica dei testi protocristiani su Gesù: primo fra tutti, il superamento di una prospettiva «razionalistica».
In definitiva ci si chiede: quanto si assomigliano il Gesù «sciamano» di Craffert e il «profeta apocalittico» di Allison?
Per leggere le considerazioni di Rosson, pigiare qui.
In previsione di acquisti natalizi e in tema con l’argomento:
Malina e Hurtado sono affidabili?
Malina me gusta (ma è tradotto un po’ da cani).
Hurtado così così.
Se vuoi restare sulle ultime di Paideia, e non li hai già letti, consiglio A. Paul (La Bibbia e l’Occidente), J.D.G. Dunn (Gli albori del cristianesimo: ma in tre tomi, di cui l’ultimo praticamente composto di indici, costa un capitale!) o H.Y. Gamble (Libri e lettori nella Chiesa antica). Anche con uno solo di questi tre, (ti) fai un bel regalo.
Se invece vuoi proprio ed esclusivamente un “Gesù”, quello di K. Berger (Queriniana) per me resta tra i migliori.
Grazie!
… e cosa mi dici di Peter Brown (il corpo e la società) ??
Uhm… Dico che non c’entra nulla!