“Cristo nostra Pasqua”: ancora sull’ipotesi dei due calendari

Il lettore Michele, commentando il post precedente sulla data dell’ultima cena e della crocifissione di Gesù, ha individuato una delle tante difficoltà cui accennavo, scrivendo che la tesi di Annie Jaubert «apre molti più problemi di quanti non ne risolva».

Riepilogando la questione: Mt 26,17, Mc 14,12 e Lc 22,7 sono concordi nell’indicare il giorno dell’ultima cena di Gesù come il «(primo) giorno degli Azzimi», cioè, tecnicamente, come il 14 di Nisan. Quindi il pasto consumato da Gesù parrebbe proprio un pasto pasquale.

Poco oltre, Marco colloca la sepoltura di Gesù durante la Parasceve, nel senso di «vigilia del sabato», quando «si era già fatta sera» (Mc 15,42): siamo dunque alla sera di un venerdì, ed è appunto di venerdì che è stato crocifisso Gesù. Matteo, nel passo parallelo (Mt 27,57), elimina questa indicazione temporale. Luca, invece, la mantiene pur spostandola in un’altra posizione (Lc 23,54). Il problema, per l’appunto, è che questo venerdì non potrebbe essere che un 15 di Nisan (dato che il giorno precedente si era consumato il pasto di Pasqua): e questo sarebbe in palese contrasto con l’indicazione di Giovanni, secondo il quale il 15 di Nisan cadeva quell’anno di sabato, e Gesù morì di venerdì, durante la Parasceve della Pasqua (Gv 19,14), più o meno nel momento in cui si celebrava il sacrificio degli vittime pasquali («durante l’ora sesta»).

Si possono formulare, pertanto, almeno tre soluzioni diverse:

  • i sinottici e Giovanni si basano su due calendari diversi (e ciò implica che i primi abbiano condensato in un solo giorno avvenimenti occorsi in più giorni);
  • i sinottici reinterpretano l’ultima cena di Gesù come un pasto pasquale (cosa che Giovanni, del resto, non fa);
  • Giovanni reinterpreta la morte di Gesù come un sacrificio pasquale, collocandola correttamente nel giorno della Preparazione, quando si sacrificavano gli agnelli.

La cosa simpatica è che in tutto questo non abbiamo considerato la testimonianza delle lettere di Paolo (dopotutto, secondo il comune consenso degli storici, fu lui il primo a scrivere di queste cose!). E se è vero che Paolo, in 1Cor 11,23-26, colloca l’ultima cena di Gesù «nel giorno in cui fu consegnato», e non lascia pensare ad essa come ad un pasto pasquale, è anche vero ch’egli fa riferimento a Gesù crocifisso come a «Cristo, nostra Pasqua» (1Cor 5,7), dando ad intendere che ne interpreta la morte in termini di sacrificio (e ovviamente di sacrificio pasquale). Insomma, anche la sua testimonianza potrebbe andare d’accordo sia con i sinottici che con Giovanni…

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