Sarà Benedetto XVI a celebrare il restauro ultimato della Cappella Paolina, il prossimo 4 luglio, dopo i lavori che hanno impegnato per sette anni lo staff dei Laboratori di Restauro Dipinti Vaticani, sotto la direzione di Arnold Nesselrath.
Come scrive Laura Gigliotti, per Il Giornale, «si tratta della cappella “parva” dei Palazzi Apostolici, o Cappella del Santissimo Sacramento, riservata al Papa e alla famiglia pontificia. “Più ancora della Sistina, questo è il luogo identitario della fede cattolica», dice il direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci. Fin da quando Paolo III Farnese incarica Antonio da Sangallo della costruzione (1537-1542) e Michelangelo dei due affreschi con la Conversione di Saulo e la Crocifissione di San Pietro, tutti i pontefici se ne occupano. A cominciare da Gregorio XIII che, 25 anni dopo Michelangelo, chiama a completare la decorazione Lorenzo Sabatini e Federico Zuccari. Per finire con Paolo VI, che negli anni ’70 modifica la posizione dell’altare. Se l’attenzione è tutta incentrata sul Michelangelo ritrovato sotto nero fumo, ridipinture e ritocchi, il restauro si è rivolto anche alle altre opere, conservando l’armonia dell’insieme e cercando di recuperare l’aspetto dell’ambiente al tempo di Gregorio XIII e Paolo V, fra il 1575 e il 1620».
Tra i particolari riemersi grazie all’operazione di restauro, vi sono alcune significative correzioni apportate da Michelangelo alla scena della crocifissione di Pietro, oltre a una piccola veduta di Damasco dipinta a secco sopra la figura di Saulo/Paolo.
La Cappella Paolina, in quanto riservata alla devozione privata del pontefice e all’adorazione eucaristica, resterà comunque esclusa dal percorso ordinario dei Musei Vaticani, anche se si promette una certa “elasticità” nella concessione di permessi speciali. Per saperne di più, c’è la pagina dedicata al restauro nel sito dei Musei Vaticani.