«Rocco Montano, dopo averlo letto nei suoi primi scritti danteschi, lo incontrai per la prima volta mentre insieme attendevamo ansiosi, nella primavera del ’43, di esser ammessi agli esami orali del Concorso per la libera docenza in letteratura italiana. Ambedue avevamo maestri invisi alle culture dominanti, sia a quella crociana che a quella fascista: anzi il mio, Attilio Momigliano, era stato ormai da tempo privato della cattedra per le perverse leggi razziali. Quell’essere ai margini del potere ideologico e accademico ci fece subito amici, e ci fece collaborare cordialmente nella preparazione e dell’esame e della lezione rituale…».
Così il filologo Vittore Branca, noto a livello internazionale per i suoi studi su Boccaccio e sull’umanesimo europeo, rendeva omaggio alla limpida figura di Rocco Montano, uno dei più geniali – e dimenticati – critici letterari del Novecento. Ma quella di Branca è soltanto una delle tante voci che si potrebbero raccogliere a favore di Montano, che fu un grande intellettuale libero, sempre lontano dalle mode e dagli schemi, tanto più letto e apprezzato all’estero che nel nostro paese.
A ricordarne la persona e l’opera, su iniziativa del piccolo comune lucano che gli diede i natali (Stigliano, in provincia di Matera), è nato ora un Centro Studi, le cui iniziative si possono seguire attraverso un sito ufficiale: www.roccomontano.it. Una pagina del sito, fra le altre cose, permette di scaricare alcuni estratti dai fondamentali contributi di Montano su Dante e su Shakespeare. Consiglio vivamente di darci un’occhiata.
Aggiungo solo una piccola curiosità: è proprio da un testo di Montano – Lo spirito (con l’iniziale minuscola) e le lettere – che ho voluto prendere spunto, due anni fa, per il sottotitolo di questo blog. Era un piccolo omaggio, che oggi acquista forse un significato più chiaro.
oggi ho conosciuto un altro amico del nostro Montano e un sito che parla di Paolo (il mio preferito).