Il Gesù moderno

Giancarlo GAETA, Il Gesù moderno, Einaudi, Torino 2009, pp. 146, euro 10. 

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E’ possibile parlare di Gesù come di un tema “all’ordine del giorno”, anche nel senso più piano dell’espressione?

Giancarlo Gaeta, autore di una traduzione commentata dei Vangeli canonici (apparsa sempre presso Einaudi), ci prova in questa serie di riflessioni sul “Gesù moderno”. Partendo da un punto di vista “laico”, il suo libro prende di mira, da una parte, la letteratura sensazionalistica su Gesù, colpevole di appiattirne la figura secondo i gusti e le sensibilità che si suppongono diffusi presso il grande pubblico, dall’altra certi eccessi della ricerca storica recente, che finirebbero al contrario col dare di Gesù un’immagine troppo astratta e distaccata, sottraendola in tal modo a una comprensione dinamica e vitale.

Inoltre, come osserva lo stesso Gaeta, richiamandosi a un’osservazione fatta a suo tempo da Dieter Georgi, «in nessuna fase la ricerca moderna su Gesù può essere considerata neutrale; lo scopo che ha fondamentalmente guidato la ricostruzione della sua figura è stato quello di porre il “vero” Gesù al centro del discorso teologico, con lo scopo di produrre cristologie in consonanza con la scienza e la coscienza contemporanee e, da ultimo, di rendere moralmente e socialmente fruibile in una società secolarizzata una figura avvertita come imprescindibile per la civiltà occidentale». Si tratta quindi di una diagnosi almeno in parte negativa, e di certo polemica, ma con la quale, evidentemente, sia gli storici che gli stessi credenti sono invitati a misurarsi.

Segnaliamo soltanto una piccola imprecisione, riguardante John P. Meier: in due occasioni (a p. 75 e a p. 90), lo studioso americano viene definito “gesuita”, mentre appartiene al clero secolare dell’Arcidiocesi di New York (una svista ricorrente, che accomuna Gaeta nientemeno che a Joseph Ratzinger…).

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2 thoughts on “Il Gesù moderno

  1. E’ l’ennesimo tentativo di screditare gli esiti della ricerca storica che hanno posto la figura storica di Gesù ai margini della Palestina del suo tempo. Insomma la volontà di presentare un aspetto di “novità” per compensare la delusione del credente

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