I manoscritti ebraici della Biblioteca Vaticana

Dal sito Zenit:

«Il volume Hebrew manuscripts in the Vatican Library Catalogue (a cura di Benjamin Richler, Malachi Beit-Arié e Nurit Pasternak, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2008, euro 120) è stato presentato questo lunedì a Gerusalemme presso la National Library of Israel. Nel discorso di presentazione, il Cardinale Raffaele Farina, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, ha considerato che il Catalogo dei manoscritti ebraici “riveste una particolare importanza per il contenuto scientifico, ma anche per le circostanze in cui esso è stato realizzato”. Il Catalogo, osserva, “consente di conoscere e far apprezzare un patrimonio di circa 800 segnature distribuite in 11 fondi manoscritti della Biblioteca, alcuni dei quali costituiscono i soli o i più antichi testimoni conservati del loro genere”».

Biblioteca Vaticana, Sala Sisto V.

Biblioteca Vaticana, Sala Sisto V.

Il volume è il risultato di una collaborazione decennale tra la Biblioteca Apostolica Vaticana e la Biblioteca Nazionale di Gerusalemme, e raccoglie notizia su 813 manoscritti databili tra il IX e il XVI secolo (più una decina di codici di età successiva).

Tra questi, come puntualmente segnalato da Giulio Busi sull’Osservatore Romano, figurano il più antico codice in ebraico ad oggi conosciuto (un commentario rabbinico del Levitico, risalente alla fine del IX secolo), l’unica copia del Targum Neofiti (una parafrasi aramaica del Pentateuco), una cinquantina di codici biblici e altrettanti commentari, un centinaio di trattati filosofici e cabalistici, vari testi di medicina, astronomia e liturgia, oltre ad «alcuni dei più importanti manoscritti copiati in Italia meridionale in età bizantina e normanna, quando l’ebraismo di quelle zone era tra i più floridi di tutto il bacino del Mediterraneo».

La collezione, ha spiegato Mons. Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca Vaticana, è anche il segno di un dialogo intercorso nei secoli tra mondo ebraico e mondo cattolico: molti manoscritti conservati nella Biblioteca, infatti, furono commissionati da Ebrei italiani, ma copiati e illustrati da autori cristiani.