Bibbia e non Bibbia

Da Bibbia e non Bibbia di Giuseppe Ricciotti (Morcelliana, Brescia 19464, pp. 15-17):


Scrive S. Girolamo (ed è bene cominciar da lui, perché ab Jove initium):

I contadini, i muratori, i fabbri, i lavoranti in metallo e in legno, i tessitori e i gualchierai, e in genere quelli che forniscono articoli varii e lavoretti da poco, senza un insegnante non possono riuscire ad essere quel che desiderano… la sola arte della Scrittura è quella che tutti dappertutto rivendicano a se stessi. «Scribimus indocti doctique poemata passim». Essa è ciò che la nonnetta chiacchierona, il vecchio rimbambito, il cavillatore parolaio, e in genere tutti quanti, si arrogano, lacerano, insegnano, prima di averla imparata. Gli uni, con ciglia corrugate, scandendo paroloni sonori, filosofeggiano in mezzo a donnette sulle sacre pagine; altri imparano ahimè! dalle femmine, quel che insegneranno agli uomini: e, come se fosse poco, con una certa facilità di parola e anche con audacia, spiegano agli altri quel ch’essi non capiscono… (Ad Paulin., epist. 53).

E seguita ancora per un pezzo; ma mi pare che basti. Era il meno che potesse scrivere un Girolamo. Pensate: passar l’intera vita a studiare la Bibbia; logorarsi in viaggi, veglie, strapazzi, visitare posti, consultare codici, ascoltare maestri, sempre con l’intento di approfondire il senso ed aumentare la cognizione del gran libro: eppoi trovare ad ogni angolo di strada la nonnetta chiacchierona, il vecchio rimbambito e compagnia bella, che in materie bibliche trinciano sentenze e risolvono questioni in quattro e quattr’otto. Siamo giusti: era umiliante; e non c’era davvero bisogno di quel suo caratteristico spirto ringhioso per scrivere così e peggio. Indubbiamente Girolamo era un santo.

Questo avveniva 16 secoli fa. Oggi le cose sono cambiate. Sugli angoli delle strade non si parla più di Bibbia: si discute, invece, di politica, o almeno di football, di boxe, di cavalli (e, dato il carattere di quella esegesi piazzaiuola, la sostituzione non è un gran male). La Bibbia è rimasta ai teologi, agli scrittori, ai predicatori, a qualche anima pia: oltre a questi, se ne occupano alcuni studiosi specialisti, pochi di numero e per lo più, fra i cattolici, ecclesiastici. Ma, anche dopo 16 secoli, i principi sono rimasti.

Lo sdegno di Girolamo, suscitato dalla sua personale esperienza delle difficoltà della Bibbia, si è concretato in una serie di disposizioni pratiche emanate dalla Chiesa, la quale ha una esperienza più ampia e diuturna che non l’uomo Girolamo: quello sdegno e queste disposizioni esigono, in sostanza, che nessuno presuma di trattare la Bibbia senza una adeguata preparazione, ed esortano (specialmente le disposizioni, con dati di fatto) a far sì che siano molti i provvisti di tale preparazione. Padronissimi gli antichi protestanti ortodossi di stimare la Bibbia indispensabile e accessibile a tutti, come unica fonte della Rivelazione, e quindi di metterla in mano a tutti in sola traduzione, senza alcuna presentazione o commento.

Heilige Schrift! Il ritornello risonò con la stessa fanatica intonazione dell’altro, Tempio di Jahvé! che esprimeva la feticistica sicurezza dei Giudei al tempo di Geremia (Geremia, 7,4); ma, come l’antico ritornello giudaico non era valso a preservare e il tempio e la città di Jahvé dalla distruzione compiuta pochi anni dopo dai Caldei, così quello protestante non impedì che il santuario della Bibbia fosse disertato e poi diroccato – oh, ironia divina! – proprio dai protestanti stessi. Si veda, in un qualsiasi commento protestante moderno, come è trattata oggi la Bibbia, e si misurerà quanto dell’antica Heiligkeit luterana le sia rimasto. C’è stato pure chi, più logico di tutti, le ha cambiato nome, e l’ha chiamata in un titolo di libro Die grosse Täuschung. Questo si chiama parlar con franchezza, e dissipare ogni «illusione»!

La Chiesa ha sempre pensato nella maniera diametralmente opposta a questo canone fondamentale del protestantesimo. Fin dai primissimi tempi (II Pietro, 1,15-16) essa ha insistito sulla difficoltà d’intendere rettamente la Bibbia: ha sostenuto che la lettura di questo libro divino, affidato alla comunità intera, non era indispensabile a tutti i singoli membri di essa: ha moltiplicato sempre più col progresso del tempo le salvaguardie affinché, chi si assume il grande e proficuo onore di leggerlo a se stesso e specialmente agli altri, sia ben preparato contro le svariate difficoltà che quella lettura presenta.