André PAUL, La Bibbia e l’Occidente. Dalla biblioteca di Alessandria alla cultura europea, trad. it. di P. Caena, Paideia, Brescia 2009, pp. 392, euro 39,85 (*).
André Paul – storico del giudaismo antico, e biblista tra i più originali e fecondi nel panorama internazionale della ricerca – ci offre in questo saggio una superba “genealogia culturale” della Bibbia: libro composto da molti libri, come tutti sanno, ma anche libro dai confini mobili, e dalla storia incerta e travagliata.
Le profonde radici orientali della Bibbia – paradosso tra i paradossi – ne fanno un testo base della civiltà occidentale, in competizione diretta con i grandi classici della letteratura greca e latina. L’avventura della Bibbia, in questo senso, può essere fatta iniziare ad Alessandria d’Egitto, con la traduzione greca dei Settanta (III sec. a.C.), che i primi cristiani adotteranno e faranno propria. Ma ci vorranno secoli, perché un canone delle Scritture cristiane si definisca con altrettanta precisione: secoli, e ovviamente nuove traduzioni, questa volta in latino. Bisognerà poi attendere il Medioevo, per salutare l’avvento della Bibbia come bene letterario condiviso, in grado d’integrarsi pienamente col patrimonio culturale dell’umanesimo europeo.
Ripercorrere la storia della Bibbia, spiega André Paul, ci costringe allora a rinunciare a qualunque pretesa di monopolio confessionale, e a riconoscere finalmente in questo libro una limpida, insospettata testimonianza di “classicità”.
(*) Cominciamo da qui, con un bel libro sul libro dei libri, una rubrica settimanale dedicata alle novità editoriali, che ci accompagnerà nei prossimi mesi sostituendo i precedenti (e disordinati) “Consigli di lettura”.
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