Il Panarion di Epifanio in traduzione italiana

Epifanio di Salamina, Panarion. Libro primo, a cura di Giovanni Pini, con un saggio di Gabriella Aragione, Revisione delle note e della bibliografia di Barbara Cangemi Trolla, Morcelliana, Brescia 2010, pp. 992, euro 50.

Si tratta della prima traduzione integrale, in lingua italiana, del più importante trattato patristico sulle “eresie”, con testo greco a fronte. C’era chi, come me, la aspettava da anni. Che dire? Chapeau a Giovanni Pini (e un saluto a Barbara Cangemi Trolla, se passa da queste parti).

Dalla quarta di copertina:

«Epifanio si collega alla tradizione eresiologica inaugurata da Giustino nel II secolo e proseguita da Ireneo e Ippolito, ma, vissuto nel IV secolo, scrive in un Impero ormai cristiano, nel periodo delle grandi controversie teologiche, nel corso delle quali l’intervento imperiale svolge un ruolo non trascurabile. Il Panarion è un vero e proprio trattato eresiologico, anche se nel corso del III e del IV secolo alcuni autori inseriscono nei loro scritti elenchi, più o meno lunghi, di eresie – basti pensare a Clemente d’Alessandria, Origene, Eusebio di Cesarea, Cirillo di Gerusalemme.

L’opera, monumentale e ricca di documenti, si compone di tre libri, ripartiti in sette tomi, nei quali sono presentate e confutate ottanta tra eresie e scismi: il primo libro contiene tre tomi e quarantasei eresie (Barbarismo, Scitismo, Ellenismo, Giudaismo e Samaritanismo, con le rispettive suddivisioni, e le eresie sorte dopo l’incarnazione di Cristo, dai Simoniani ai Tazianei), il secondo due tomi e ventitré eresie (dagli Encratiti agli Ariani), il terzo due tomi e undici eresie (dagli Audiani ai Massaliani).

Chiude il trattato la “Difesa della retta fede e verità, che è rappresentata dalla santa, cattolica e apostolica Chiesa”, in cui l’autore sintetizza i punti fondamentali della dottrina cattolica ortodossa – la Trinità, l’incarnazione di Cristo, la resurrezione dei morti, il giudizio eterno – e i principi istituzionali che reggono la Chiesa – la liturgia, le riunioni, i digiuni, le festività, la vita dei fedeli e dei monaci, le prescrizioni per la vita quotidiana.

Il risultato di questo lavoro è un panarion, appunto, una cassetta di medicinali, dalla quale poter trarre rimedi contro morsi e punture mortali: una sorta di manuale di pronto soccorso, dal quale i cristiani della “retta fede” possono attingere le informazioni di cui necessitano per riconoscere a quale categoria appartengano gli eretici incontrati nel loro cammino, eventualmente per confutarli, per convincerli a rinsavire, e anche per guidare i fedeli a non cadere nell’errore».

6 thoughts on “Il Panarion di Epifanio in traduzione italiana

  1. Uh, confesso di aver preso un bello spavento…
    Nel leggere distrattamente i vari nomi sotto il titolo avevo inteso Gabriella CARAMORE!

  2. Ciao Ludwik,
    sia pure saltuariamente ti seguo sempre con grande interesse, grazie anche alla tua sconfinata e appassionata erudizione. Per cui ho letto anch’io con piacere della uscita italiana del “Panarion”; anche se ancora, però, mi risuonava nelle orecchie il severo giudizio che ne da Filoramo, nel suo “L’attesa della fine” a pp. 11-12: “Epifanio, nel suo odio tertullianeo (cui si aggiunge, a differenza dello scrittore africano, la sua incomprensione) per speculazioni filosofiche o teologiche troppo audaci, si presenta come l’antitesi esatta del moderno metodo scientifico. Gli eretici sono in conclusione collocati all’interno di un albero genealogico sempre più fantasioso, colorati con le tinte più cupe, caricati delle peggiori colpe, condannati alle più dure colpe”. Certo, la critica di Filoramo pare a me, studioso non professionista di gnosi e tarda antichità, ingiusta quando gli rimprovera la mancanza di un “moderno metodo scientifico”; però il suo farne un tardo e ignorante epigono della letteratura eresiologica classica mi pareva un riassunto convincente. Tu cosa ne pensi?

    • Penso che quella di Epifanio resti un’opera assolutamente imprescindibile per chiunque si interessi di questi temi.

      E’ ovvio che si tratta di un testo polemico, non sempre “garbato” e “fine”: ma lo stessa cosa si potrebbe dire, sul versante opposto a Epifanio, per un Celso, un Porfirio o un Giuliano. Dovremmo per questo smettere di leggerli (quando è possibile), dato che anche loro si presentano come “antitesi esatte del metodo scientifico”?

      Però non credo che Filoramo voglia dire questo. E’ vero, comunque, che quella di Epifanio è una lettura spesso indigesta, distantissima per intelligenza e per stile dalle pagine di Tertulliano…

  3. No no no, caro Ludwik, c’è un equivoco: è chiaro anche a me che la letteratura eresiologica non possa lavorare in punta di fioretto per discettare garbatamente di questa o quella teoria, e mi sembra evidente che non è questo che le si deve chiedere; ma un corretto e polemicissimo confronto con le fonti si, che diamine!
    Ecco, da quanto diceva Filoramo mi sembrava di capire invece che quella di Epifanio fosse una semplice rimasticatura di opere precedenti, altrettanto – se non più – eresiologiche, ma molto più consapevoli di lui nel confronto/scontro con le eresie…
    Mi sbaglio?

    • No, non ti sbagli. Il punto è che Epifanio, per molte informazioni preziose, è l’unica fonte che ci resta. E non solo per quanto riguarda gli “eretici”: basta pensare a tutto quello che dice sulla storia delle chiese palestinesi, sul cristianesimo alessandrino, sulle dispute cristologiche, su personaggi come Apollinare di Laodicea o Origene. Ma sono solo alcuni esempi.

      Il carattere “secondario” dell’opera è del resto perfettamente comprensibile, data l’ampiezza (e in molti casi la lontananza cronologica e persino geografica) dei temi affrontati. Oltretutto Epifanio, copiando da altri, ci permette di recuperare porzioni di testi che altrimenti sarebbero perduti, come il Syntagma di Giustino che gli fa da modello.

      In definitiva, il suo sarà pure un testo pesante e faticoso, ma bisogna esser grati per questa traduzione integrale in italiano.

      Un saluto!

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